domenica 10 marzo 2013

Dimagrire con la non-dieta



Una dieta priva di grassi è da sempre considerata il Sacro Graal di coloro che sperano di perdere peso per avere una qualità di vita migliore.

Ma privarsi di un'infinità di cibi, la maggior parte dei quali considerati saporiti o dal potere consolatorio, rischia di essere non solo inutile, ma addirittura controproducente.

È quanto è emerso da una ricerca nutrizionistica svolta presso l'Università inglese dell'East Anglia e pubblicata sul British Medical Journal qualche tempo fa.


I test eseguiti durante lo studio avrebbero rivelato che chi segue diete a basso contenuto di grassi non vive di più rispetto a chi mangia in maniera normale.

Secondo il prof. Stampfer, della Harvard School of Public Health, poi, "la gente ha recepito il messaggio sbagliato secondo cui tutto ciò che è grasso è cattivo. Ma non è affatto corretto affermare che se si mangiano cibi grassi si diventa automaticamente grassi, dipende tutto dal tipo di grassi che si ingeriscono".

Con questo non si vuole intendere che è corretto abbuffarsi di patatine e burro, ma bisogna informarsi bene su una differenza fondamentale: quella tra grassi saturi, responsabili di intasare le arterie, e grassi insaturi.
Sempre a questo proposito la ricerca del Dr. Lee Hooper dell'University Dental Hospital di Manchester ha analizzato dati provenienti da 77.000 persone tra adulti e bambini, in America, Europa e Nuova Zelanda.

La conclusione è stata che una dieta a basso contenuto di grassi può leggermente ridurre il rischio di un attacco cardiaco fatale (soprattutto se la dieta viene seguita per almeno due anni), ma gli effetti sulla mortalità generale sono pari a zero.

Gli studi di cui stiamo parlando non sono uguali, ma condividono lo stesso obiettivo: modificare l'assunzione di grassi per ridurre il colesterolo e combattere i disturbi cardiaci.

Dicevamo, dunque, che essenzialmente è necessario saper distinguere tra grassi "buoni" e "cattivi". Abbassare l'apporto totale di grassi generici continuando ad assumere grassi "cattivi" o saturi è meno sano che mangiare una maggiore quantità di grassi, ma "buoni" o insaturi.

I nutrizionisti consigliano, come spesso accade, di seguire una dieta equilibrata come quella Mediterranea: pasta, frutta, verdura e olio d'oliva a crudo. Basta osservare l'incidenza delle malattie cardiovascolari nell'area mediterranea rispetto al resto del mondo occidentale: grazie alla bassa presenza di grassi saturi si soffre meno di infarti e altri disturbi cardiaci.

Inoltre, gli effetti di una dieta senza grassi sul lungo periodo di tempo possono anche indurre effetti indesiderati sul piano piscologico, ad esempio, secondo una ricerca Finlandese, le diete troppo restrittive sono spesso legate a casi di depressione.

I ricercatori di Helsinki hanno trovato una connessione tra livelli di colesterolo bassi e problemi di sanità mentale negli uomini che hanno studiato per 8 anni. Invece che fissarsi su diete povere di carboidrati o prive di grassi, dunque, è il caso di imparare a scegliere, senza eliminare del tutto nessun alimento.

La ricerca inglese sul taglio dei grassi "cattivi" ha dimostrato che si possono perdere 1,6 kg e mezzo centimetro di girovita in pochi mesi semplicemente scegliendo le alternative più leggere dei nostri cibi preferiti, senza rinunce.

Qualche esempio? Optate per latte parzialmente scremato, yogurt magro, pochi formaggi e cercate di ridurre il più possibile burro, fritti e dolci. Ne beneficeranno anche i valori del colesterolo (si abbasserà quello "cattivo", LDL) e dell'indice di massa corporea, oltre che la pressione sanguigna.

Inoltre questo tipo di dieta-non dieta dà dei risultati duraturi, infatti, nei soggetti osservati, dopo 7 anni, i chili persi non erano tornati.

Grassi buoni, cattivi e cattivissimi

Per fare un po' di chiarezza tra i vari tipi di grassi ecco una sintesi per imparare a distinguere tra buoni e cattivi.

I cosiddetti grassi "buoni", prendono tecnicamente il nome di acidi grassi insaturi e si trovano principalmente in alimenti di tipo vegetale.

Si tratta di grassi molto utili nella conservazione e cottura degli alimenti (es. olio extravergine d'oliva), e comprendono anche una categoria di molecole delle quali alcune essenziali (soprattutto negli oli da condimento, nella frutta secca, nel pesce azzurro e nell'olio di pesce).

Questi acidi grassi detti essenziali appartengono alla famiglia degli omega3 e degli omega6, importantissimi per alcune funzioni dell'organismo (abbassano la co-lesterolemia) che non riesce a sintetizzarli autonomamente e, quindi, deve procurarseli attraverso l'alimentazione.
Omega 3 - GLMega3
L'olio estratto dal Green Lipped Mussel GLMega3 contiene rari acidi grassi Omega 3, alcuni dei quali devono essere ancora trovati negli altri organismi marini.
Gli acidi grassi saturi sono da considerarsi "cattivi", si trovano soprattutto in prodotti caseari, uova, carne e in alcuni oli vegetali (di cocco e di palma). Gli oli vegetali saturi vengono spesso utilizzati dalle industrie alimentari, soprattutto nella preparazione di dolciumi e prodotti da forno, perciò occhio alle etichette delle merendine!

C'è poi un tipo di grassi che potrebbe essere definito "cattivissimo", in quanto ottenuto artificialmente, attraverso procedimenti industriali basati sull'idrogenazione di oli vegetali (come avviene, ad esempio, nella produzione della margarina).

Tali acidi grassi prendono il nome di trans e sono presenti in numerosi prodotti alimentari di origine industriale, dove vengono segnalati con la dicitura grassi vegetali idrogenati. Fortunatamente negli ultimi anni le aziende alimentari hanno preso coscienza dei cattivi effetti sulla salute di questi prodotti e si sono premurate di sostituirli con oli vegetali non idrogenati, indicandolo chiaramente sulle etichette.

fonte:Optimasalute,marzo'13

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